Narcisi digitali: cosa si nasconde dietro a chi è ossessionato dal ‘mi piace’

Dipendenza, depressione e profonda tristezza sono alcune delle conseguenze più gravi del disturbo da narcisismo digitale. Ecco quando il “mi piace” diventa patologico.  

Il narciso digitale è colui che porta all’estremo la conversione di Instagram in uno specchio in cui ammirare se stesso, cercare l’ammirazione degli altri e proiettare ciò che vorrebbe essere. La consultazione ossessiva dei social network per verificare i “mi piace” e i commenti che accompagnano i suoi post diventa quasi una droga.

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Una persona narcisista è per definizione piena di sé e ha un bisogno smodato di essere ammirata e attirare attenzione. (IlGranata.it)

È un tipo di dipendenza dall’attenzione e dal riconoscimento che può finire per creare un personaggio o un alter ego che non corrisponde alla realtà dei fatti.

Tutto ciò configura un disturbo noto come “narcisismo digitale”, secondo Sara Navarrete, psicologa e direttrice del Centro di psicologia clinica e della salute di Valencia, in Spagna. “I narcisisti hanno trovato nei social network carta bianca per proiettare tutto ciò che vogliono essere e non sono. E questo è un problema serio. Ciò che li preoccupa è l’aspetto, la fama, la costruzione esteriore invece dell’aspetto interiore”.

L’ossessione del “mi piace” ai tempi dei social network

Il punto è che, come sostiene l’esperta, una persona narcisista è per definizione piena di sé e ha un bisogno smodato di essere ammirata e attirare attenzione, il che si adatta perfettamente alle possibilità offerta dalla loro partecipazione ai social network. “Sente di meritare di essere privilegiata e persino di far sembrare i suoi successi e talenti più importanti di quanto non siano. Affronta la vita con un’aria di superiorità. Tuttavia, la sua autostima è molto fragile, anche se sembra il contrario”.

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Ci sono persone che mostrano continuamente un volto che non è il loro “per apparire migliori” e questo nasconde un rifiuto di se stessi. (IlGranata.it)

La fragilità dell’autostima è proprio l’argomento su cui la psicologa si basa per indicare alcuni degli aspetti chiave su cui bisogna lavorare per evitare questo tipo di disturbi. “Possiamo parlare di uso consapevole e responsabile dei social e possiamo anche fare riferimento alla necessità di sensibilizzare ed educare sulla loro gestione e sui loro pericoli ma, senza dubbio, lavorare con l’autostima è il vero rimedio infallibile per evitare di incorrere in questo tipo di problemi”, rivela.

Fin da piccoli dobbiamo imparare ad amarci per come siamo e ad accettarci con le nostre virtù e i nostri difetti. “Questo ci permetterà di lavorare e migliorare il pensiero critico, proteggerci dalle opinioni altrui e acquisire fiducia in noi stessi. Di conseguenza, non saremo influenzati da ciò che pensano gli altri”, aggiunge Navarrete.

Tra le principali conseguenze del narcisismo digitale, la psicologo evidenzia dipendenza, depressione, profonda tristezza e paura della solitudine. Alcuni dei possibili sintomi correlati alla dipendenza dai social media o al “narcisismo digitale” sono:

1. Ossessione per l’uso dei social network

2. Dipendenza da “Mi piace” e commenti ai post

3. Depressione

4. Ansia

5. Isolamento

6. Violazione di responsabilità.

Alcune persone possono diventare così ossessionate dei social network che si isolano anche quando sono con amici o familiari. Ma è solo quando ci relazioniamo con persone con cui abbiamo legami più profondi che esprimiamo la nostra vera essenza. “Questo è fondamentale per un sano sviluppo mentale ed emotivo”, sottolinea la psicologa. Molte persone associano i “mi piace” al loro valore personale: più “mi piace” ottengono, più pensano di valere, di essere migliori. Ed è qui che entra in gioco l’autostima.

Ci sono persone che mostrano continuamente un volto che non è il loro “per apparire migliori” e questo nasconde un rifiuto di se stessi. “L’essere umano per sua natura ha bisogno di apprezzamento e riconoscimento sociale. Ci piace piacere, ci piace essere accettati dal gruppo perché siamo esseri sociali. Ma questo, se portato all’estremo, è un problema perché possiamo rinunciare alla nostra stessa vita, interpretare un personaggio che in realtà non siamo solo per il fatto di cercare quel continuo riconoscimento sociale e tutto ciò, in aggiunta al continuo confronto con l’altro, può portare a una profonda tristezza”, conclude Sara Navarrete.

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